Sito dedicato alla beata Eugénie Joubert

"28 anni di sorriso”

           In francese

Beata Eugénie, parlaci dell'infanzia spirituale!

Parte 9

“Ho sete del Buon Dio e ho sete di ridere”

La terza parte del nostro trittico vorrebbe mostrare che l’infanzia spirituale della beata Eugénie è profondamente gioiosa!

Naturalmente, la gioia è una virtù che ricorda l’infanzia in generale. Come suggerisce, ad esempio, la sesta strofa della sua poesia sull’infanzia spirituale, i bambini sorridono alla vita:

“Come un bimbo che si sveglia,

Cinguettando la sua ingenua felicità,

Mentre sua madre osserva

Il primo grido, il battito del cuore…

Così voglio ogni alba

sorridere alla mia Madre celeste,

Trovare nel proprio amore ancora

Un raggio più dolce del miele.”

(SEJ p.68)

La prima cosa da sottolineare è che la beata Eugénie aveva un carattere gioioso, punto di partenza di una virtù soprannaturale strettamente legata all’infanzia spirituale.

 

La piccola Eugénie era una bambina espansiva e allegra, secondo quanto raccontavano le sue insegnanti. Da ragazza, le sue amiche la paragonavano a un “allegro fringuello”. Lei stessa parlava delle “risate incontenibili” che le venivano quando parlava con sua sorella, Marie.

 

Eugénie divenne religiosa, e le sue compagne di noviziato testimoniavano: “La prendevamo in giro per il suo entusiasmo, ma ammiravamo anche la generosità della sua anima così pura.” (SEJ p.40)

Il suo volto sorridente fu per tutta la vita un vero apostolato per coloro che le stavano vicino:28 anni di sorriso” (28 ans de sourire” – titolo del libro di Padre Maurice Déchaud). Alcune belle testimonianze ci mostrano l’origine della sua gioia: una futura postulante stava facendo il suo ritiro vocazionale presso la Sacra Famiglia del Sacro Cuore. Un giorno, nella sua pia solitudine, sentì suor Eugénie che rideva così di cuore che ne fu tutta rallegrata e disse a se stessa: : “Siamo davvero felici presso la Sacra Famiglia del Sacro Cuore per poter ridere così.” Poco dopo, decise di provare la stessa felicità: “Avevo capito, diceva lei, che una gioia così sincera doveva sgorgare da un cuore da bambina, felice di sentirsi a proprio agio nella Comunità, e questo pensiero mi attirava.” (SEJ p.112)

 

Ma anche: una postulante appena arrivata alla Sacra Famiglia del Sacro Cuore non si stancava mai di guardare Suor Eugénie, poiché le sembrava incarnare l’ideale della perfezione religiosa, radiosa e semplice al tempo stesso, che lei stessa desiderava cercare lontano dal mondo. Un giorno, non resistendo più, corse dalla Superiora: “Madre, le disse, come sembra felice Suor Eugénie! — È perché dona tutto a Nostro Signore”, le rispose la Superiora. (SEJ p.112)

Il suo cuore da bambina era entusiasta e si meravigliava davanti a Dio, davanti alle piccole o grandi opere della Creazione, così come davanti alla bontà delle sue consorelle:

“Stasera, 3 ottobre, partiamo per Loreto! O Grazia delle Grazie! Mi sembra un sogno! Parto piena di gioia!” Arrivarono a Loreto per la festa del Santo Rosario e, in una lettera scritta a matita, a Recanati, in riva al mare, Suor Eugénie si affrettò a dare alle sue Madri notizie del viaggio: “Alle undici eravamo alla Santa Casa; abbiamo baciato le sue mura sacre, e questo mi riempie così tanto il cuore che, a parte la bellezza del mare, non riesco a parlare di nient’altro. La mia gioia era tale che non riuscii a dire alcuna parola, nemmeno di ringraziamento, alla Santissima Vergine. Madre M… e Suor E… hanno poi ricevuto la Comunione nella cappella del Santissimo Sacramento e, dopo un breve pranzo presso le Suore, sono tornate per assistere alla Messa Solenne. Nel frattempo, sono andata a riposarmi; e ora siamo accanto al mare, respirando a pieni polmoni un’aria deliziosa, inebriante. Oh! Com’è bello questo mare, come ci parla del Buon Dio! Ci divertiamo come bambine in questo momento.” (SEJ p.215-216)

Tuttavia, come abbiamo già avuto modo di notare, tale felicità non era priva di difficoltà per Suor Eugénie. Dovette lottare per acquisire pienamente la virtù della gioia:

Coraggio, fiducia, a qualunque costo! Mantenere la pace, scacciare tutto ciò che la distrugge; allora sarò gioiosa come una bambina, conserverò la serenità che deve sempre avere una religiosa fedele e felice. Ancora e sempre: coraggio, fiducia — Non ragionare, credere fermamente, senza dubitare; obbedire completamente.” (SEJ p.123)

A poco a poco, due espressioni dimorarono nel suo cuore e si posarono sulle sue labbra, due espressioni che ci rivelano cosa siano la gioia e la felicità per colei che divenne una piccola bambina del Buon Dio.

La prima di quelle espressioni è: “Oh, che felicità!”

“Alla fine della sua vita, spesso traduceva la gioia che traboccava dalla sua anima con queste parole: ‘Oh, che felicità!’ Gli annunciavano qualche sacrificio da compiere? Sulle sue labbra tornava subito la parola preferita, che ripeteva davanti ai più piccoli incidenti di ogni giorno, alle attenzioni delle sue consorelle e soprattutto quando riceveva le lettere da Saint-Denis…” (casa madre della comunità)

 

La deposizione sotto giuramento di Madre Émilie Leperche ci fornisce la stessa testimonianza. Le parole “Oh, che felicità” le erano diventate familiari. Le ripeteva davanti a ogni volontà di Dio che le portasse consolazione o sacrificio. “Quanto più vogliamo servire Gesù, Maria e Giuseppe, tanto più essi donano felicità ai loro figli.”

 

Senza dubbio era per questo che le sue consorelle raccontavano che “alla fine della sua vita un’aureola di gioiosa serenità, conquistata con le sue battaglie, illuminava sempre più il suo volto”. (testimonianza di Madre Émilie)

 

“Ah! raccontava una delle suore che allora la circondavano, quanto l’anima di Suor Eugénie era vicina al Buon Dio nei giorni dell’ultimo Natale che trascorse sulla terra! La sua preghiera era continua: abituata a trovare nella solitudine del suo cuore Colui che amava, era felice di una felicità che era un assaggio di quella del cielo, e sapeva diffonderla intorno a sé. (SEJ p.244-246)

La seconda di quelle espressioni è: “Purché Lui sia contento!”

Ricordiamo che il Maestro interiore stesso le insegnò ad essere una bambina con Lui, sia nella lotta che nella sofferenza. Forte delle sue direttive, Suor Eugénie voleva assomigliare alla piccola ostia e “abbandonarsi al piacimento di Nostro Signore… come Lui vorrà, in tutto ciò che Lui vorrà, purché Lui sia contento” (SEJ p.150). Quella seconda espressione divenne una sorta di bussola per la sua vita. Rivela che la sua gioia divenne, poco a poco, quella di donare gioia a Gesù. Questo ci porta ad approfondire quanto abbiamo affrontato nella quarta parte sull’abbandono fiducioso, ovvero che preferire la Volontà di Dio dona pace e gioia.

Ma come Gesù sperimentò a Getsemani, a volte la Volontà divina è dolorosa da accettare. Non si tratta quindi di una gioia provata, ma di un’accettazione dell’anima che dona la gioia di fare la Sua Volontà: “Riposo: fiat! Non faccio nulla, ma è molto più umile; faccio la volontà del buon Dio, ed è la cosa migliore che ci sia. Credere che io lavoro per la Sacra Famiglia del Sacro Cuore e per le anime facendo tutto per obbedienza… Essere fin dal mattino nel Cuore della Santissima Vergine come una piccola ostia che si lascia immolare senza dire nulla, come si vuole. Ogni giorno riappare e poi scompare di nuovo: non rimane più nulla di essa. Voglio essere questa piccola ostia, e la Santa Vergine sarà il sacerdote che la offrirà al compiacimento di Nostro Signore. Lasciarmi immolare come Lui vorrà, in tutto ciò che vorrà, purché sia contento in me.” (SEJ p.150)

“Come un bimbo che dorme

Senza ascoltare il vento che soffia,

Sapendo bene che sua madre veglia su di lui

Per proteggerlo dal male, dal rumore:

Così voglio nella mia miseria

Senza nessun timore, senza nessuna preoccupazione,

Affidare tutto al cuore di mia Madre

Sussurrandole sottovoce: ‘Grazie!’”

(SEJ p.68)

Così, non solo la gioia soprannaturale della beata Eugénie si univa talvolta alla Croce, ma era proprio la Croce a diventare fonte di tale gioia. Quest’ultimo capitolo del nostro trittico potrebbe quindi essere rappresentato da una croce…

 

Con le perle preziose che sono le Parole di Gesù e il filo conduttore della sua vita che è il suo rapporto così filiale con Maria, l’infanzia spirituale, alla scuola della beata Eugénie, potrebbe essere simboleggiata sotto forma di un rosario!

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